IL NOSTRO AMICO A QUATTRO ZAMPE NON SI COMPRA,SI ADOTTA!!


La scelta di adottare un cane del canile costituisce, senza dubbio, un gesto di sensibilità e di grande civiltà!




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giovedì 25 novembre 2010

GIULIETTO'S STORY

Fra un forum e l’altro su Facebook e girando fra gli appelli on line, la voglia di adottare un peloso da un canile, di rendere visibile un invisibile, si è fatta sempre più forte in noi alla fine del 2009.

Tornati dal viaggio di nozze a ottobre, ci siamo ritrovati più a parlare di un “bau” in casa che di un bambino, ma la cosa non ci ha sorpreso né preoccupato: entrambe sono scelte che devono venire spontanee, e guai se così non fosse.

Ci concentriamo sull’appello di un bretoncino-setter di 10 anni, Giulio, da meno di un anno in un canile a 20 km da casa: lo andiamo a vedere in un grigio sabato di fine novembre, ci prendiamo qualche giorno per decidere e al rientro dalle ferie natalizie, il 2 gennaio 2010, Giulio entra nella nostra famiglia e ci fa il più bel regalo d’inizio anno.

E’ proprio così, perché il regalo non gliel’abbiamo fatto noi togliendolo dal canile, ma lui, entrando a casa nostra: “battezzandola” subito, fra l’altro, con un po’ di pipì sul mobile, giusto per marcare il suo nuovo territorio.

Eh si, perché gli inizi con Giulio sono proprio difficili: lavoriamo entrambi e riusciamo a stare con lui la mattina, a pranzo e al rientro dall’ufficio.

Lo teniamo d’occhio mettendo una webcam e chiedendo aiuto ai vicini, che ci dicono che abbaia e ulula non appena resta solo, e lo fa spesso per ore.

Lo vediamo andare continuamente verso il balcone che gli viene lasciato aperto, poi verso la porta d’ingresso: lo vediamo cercare una via di uscita, agitarsi, inquieto e irrequieto.

Al rientro a casa troviamo sempre pipì in vari punti, e nonostante ci si arrangi con panni e traverse ad hoc, è sempre faticoso pulire ogni volta.

Se ci siamo noi, invece, è perfetto: ci segue come un’ombra e non mostra mai segni d’insofferenza.

Parliamo di questi aspetti con i volontari del canile e con la comportamentista, che ci dà buoni consigli, ma non vediamo passi avanti nell’immediato.

Decidiamo dopo un mese di mettere un appello: cerchiamo la famiglia adatta, quella che sappia dedicare lui il tempo e la compagnia che si merita e che noi, purtroppo, non siamo in grado di dare.

Ovviamente nel frattempo teniamo Giulio con noi: mai più dovrà rimettere la zampa in un canile!

Coinvolgiamo i volontari, diffondiamo gli appelli on line, creiamo un gruppo su Facebook.

Passano i mesi e finalmente a metà aprile arriva la richiesta; i volontari vagliano i requisiti e sembra davvero tutto ok per Giulio.

Per noi forse un po’ meno, perché proprio nelle ultime due settimane avevamo visto cambiamenti nei suoi comportamenti: la pipì era quasi scomparsa, le abbaiate anche, e forse si stava abituando ai nostri ritmi, forse per lui andava già bene così.

Decidiamo comunque di procedere per questa strada: Giulio si adatterà sicuramente alla nuova casa e il tempo che la sua nuova famiglia potrà dedicargli sicuramente accelererà e faciliterà le cose.

In una calda domenica pomeriggio di fine aprile portiamo Giulio in un anonimo parcheggio alla periferia di Milano, ove i volontari lo prendono in consegna per portarlo nella sua nuova casa.

Lo lasciamo a loro defilandoci, senza che lui si accorga che lo stiamo vedendo per l’ultima volta: per entrambi, è una delle sensazioni peggiori passate in 35 anni.

I primi giorni con la nuova famiglia sembrano buoni: siamo in contatto e diamo suggerimenti per facilitare il compito ai nuovi affidatari, per far sì che sorpassino facilmente le difficoltà incontrate da noi; qualcosa però non ci convince nelle cose che ci vengono dette del comportamento di Giulio e abbiamo il dubbio che non si stia trovando bene.

Il vomito, i comportamenti anomali: forse sono segnali normali in caso di adattamento a una nuova realtà, l’ennesimo, o forse sono spia di qualcos’altro.

Dopo pochi giorni, la mazzata: Giulio si è lanciato dal balcone, per fortuna da un piano non troppo alto, forse per seguire i suoi nuovi padroni, forse perché sofferente di solitudine, chissà...

Ha una frattura a una zampa, lacerazioni ai testicoli, rottura della mandibola: viene operato e ne esce malridotto, ma vivo.

Prendiamo subito una decisione: a distanza di poche settimane dal suo ingresso nella nuova casa, lo riportiamo con noi, anche in vista di un possibile ricovero in una struttura specializzata.

I primi giorni del suo rientro sono difficilissimi: è molto debole, fatica a mangiare e non cammina; ma non appena ci vede la coda si muove sempre e fa di tutto per dirci che è contento.

Dopo qualche settimana, i primi miglioramenti: e che soddisfazione, un giorno, nel rientrare a casa e non trovarlo in cucina dove l’abbiamo lasciato, ma in camera da letto, segno di una camminata faticosa verso il posto dove era solito aspettarci fino ad un mese prima!

E cosa importa se per strada, per quei pochi metri, ha lasciato pipì e cacca ovunque?

Non erano forse i primi nuovi passi del nostro Giulietto, seppur difficili, seppur con una zampa ingessata?

Il resto è storia recente: i miglioramenti lenti e quotidiani, i punti tolti sui testicoli e sulla mandibola, le prime passeggiate all’aperto, il gesso che viene finalmente rimosso; Giulio che torna a riabituarsi alle nostre assenze, non ulula, non sporca, ci aspetta…e ora si gode qualche giorno al mare in una spiaggia rigorosamente dog-welcome, da vero principe!

E’ vero, il suo rientro con noi è stato forse forzato o comunque accelerato da un evento straordinario e tragico, ma vogliamo vederlo come un segnale del fatto che quella, in definitiva, fosse la scelta giusta e la giusta strada da seguire.

Giulio ha sofferto tanto e merita le migliori attenzioni da noi: siamo addolorati per aver fatto la scelta iniziale, rivelatasi a posteriori sbagliata, ma allo stesso tempo certi che sapremo dargli tutto l’affetto che merita.

Capiamo che una delle tante lezioni che abbiamo appreso ci servirà anche in molte altre occasioni, anzi, ci servirà per sempre: mai arrendersi, men che meno alla prima difficoltà.

C’è sempre una soluzione per tutto; e se non la si trova, forse non la si è cercata abbastanza; e se non c’è, quantomeno si ha la coscienza di averci provato con tutte le forze, che tutti gli invisibili (o ex tali come Giulio) meritano.

A distanza di mesi, da quel famoso 2 gennaio, Giulio ci ha fatto un altro regalo: grazie Giulio, siamo sicuri che non sarà l’ultimo e che ti saremo sempre debitori.

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